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La Cina, Tik Tok e la Tutela dei Dati Personali

L’istituzione di una specifica task force da parte dell’EDPB sulla piattaforma cinese TikTok è stata un’altra occasione per il Garante Privacy per sollevare, nuovamente ed a gran voce, la possibile assenza di tutele sui dati personali da parte della Cina. Questo, in breve, è quanto emerge da un’intervista del Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, sul quotidiano La Repubblica, il cui incipit è “Sono tre anni che io sostengo: abbiamo un problema con la Cina. Nell’economia digitale l’asimmetria è semplicemente spaventosa”

Durante la sua trentunesima sessione plenaria, l’EDPB ha deciso di istituire una task force per coordinare le azioni potenziali e per acquisire una panoramica più completa sul trattamento dei dati personali da parte di TikTok, poiché, come è noto, il GDPR si applica al trattamento dei dati personali effettuato da un titolare del trattamento, anche non stabilito nell’UE qualora le attività siano legate all’offerta di beni e servizi ad interessati nell’UE.

Non sono mancate specifiche segnalazioni sul trattamento dei dati personali da parte di TikTok e le maggiori preoccupazioni, comprese quelle dell’EDPB, riguarda il trattamento dei dati personali, anche di soggetti minori, con il sistema di riconoscimento facciale. 

Ricorda il nostro Garante Privacy che TikTok è il social network, nato a Pechino, più diffuso in Occidente, ed utilizzato da circa di 800 milioni di utenti.

Non nega il Garante Privacy che sul social network sono già pervenute alcune segnalazioni, come per altre piattaforme simili, ma non vi è, ancora, chiarezza su come vengono trattati i dati personali dei minori e per quali finalità, in quanto la Cina non ha le stesse restrizioni, qualitative e quantitative, sul trattamento dei dati personali così come disciplinati dal GDPR.

Le preoccupazioni, in particolare, riguardano i soggetti minori, in quanto potrebbero essere esposti a potenziali rischi, non solo per quanto riguarda il trattamento dei dati personali e potenziali problematiche di profilazione e marketing, ma altresì per il pericolo di messaggi e contenuti non adatti, se non addirittura vietati, per i più giovani.

Ricorda, inoltre, che nessun accordo simile al Privacy Shield è stato stipulato, ad oggi, con la Cina, il quale, potrebbe riconoscere, fra altre cose, le tutele ai soggetti interessati allo stato attuale mancanti.

Un piccolo passo in avanti sul fronte del problema della Cina, e relativo trasferimento dei dati a quest’ultimo quale Paese destinatario, al fine di ottenere, altresì, l’auspicata chiarezza, è stato fatto con l’istituzione della menzionata task force.

Articolo Ripreso da: Persone e Privacy