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Polizze: Obbligo assicurativo per il Terzo settore

Il mondo della finanza si è accorto del Terzo settore. Quasi 360mila enti, 853 mila dipendenti per un giro d’affari di 70 miliardi di euro pari a 4 punti e mezzo di Pil: la forza dei numeri ha obbligato allora banche, assicurazioni e fondi a dare un’occhiata. Per affinità sociale e di protezione, il pianeta assicurativo è quello più vicino al Terzo settore. Adesso però c’è un’evoluzione normativa: appena sarà costituito il Registro unico degli Ets (enti terzo settore appunto) vi sarà un obbligo assicurativo per le strutture che utilizzano volontari. In passato invece era una facoltà.

«La legge di riforma del Terzo settore ha introdotto una serie rilevante di novità – spiega Luca Di Lorenzo, responsabile divisione Terzo settore e consumo critico del gruppo assicurativo Assimoco –. Fra le più importanti vi è l’obbligo assicurativo per tutti gli Ets che si avvalgono dell’opera dei volontari. In questo mondo ci sono circa 5 milioni e mezzo di persone che prestano in via volontaria la propria attività».

Per tale motivo, Assimoco ha creato una divisione ad hoc che si occupa da tempo dello sviluppo di prodotti e servizi. Che però sono offerti soltanto da agenti o consulenti di Bcc adeguatamente formati. «Il progetto si chiama Eticapro e prevede appunto la formazione nel continuo e l’accreditamento degli intermediari che collocano i prodotti dedicati al Terzo settore – conferma Di Lorenzo –. Chi non ottiene l’accreditamento, resta nostro agente ma non può collocare tali polizze».

Compagni di viaggio di Assimoco saranno Banca Etica e il consorzio Caes Italia. In particolare verranno proposte delle tutele multirischio per la copertura obbligatoria dei volontari e una polizza di responsabilità civile (Rc) per l’economia solidale che terrà indenni gli Ets in caso di eventuali danni a terzi nell’esercizio della loro attività.

Dal rapporto Istat sul Terzo settore dello scorso 9 ottobre emerge che «le organizzazioni di volontariato si concentrano nei settori di attività che rientrano nel loro ambito di intervento tradizionale: assistenza sociale e protezione civile (41,9%) e sanità (23,5%). Le Onlus, oltre a concentrarsi nel settore dell’assistenza sociale e protezione civile (42,7%), sono più attive in quello della cooperazione e solidarietà internazionale (17,1%)». Diverso il discorso per le imprese sociali. «Le imprese sociali – viene ancora spiegato dagli analisti dell’istituto nazionale di statistica –, oltre a essere più presenti nei settori peculiari della cooperazione sociale, cioè assistenza sociale e protezione civile (45,1%) e sviluppo economico e coesione sociale (32,4%), sono più diffuse anche nel campo dell’istruzione e ricerca (9,5%)».

 

Articolo Ripreso da: Sole24Ore